Supernotes by Agente Kasper Luigi Carletti

Supernotes by Agente Kasper Luigi Carletti

autore:Agente Kasper, Luigi Carletti [Kasper, Agente & Carletti, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: International Relations, Political Science, General
ISBN: 9788852048982
Google: j18dAwAAQBAJ
Amazon: B00J3EROSU
editore: MONDADORI
pubblicato: 2014-03-21T23:00:00+00:00


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La Befana di Kasper

Centro rieducativo di Prey Sar

dintorni di Phnom Penh, Cambogia

lunedì 5 gennaio 2009

Se fosse in Italia, si preparerebbe a festeggiare il 6 gennaio. L’Epifania.

Da bambino aspettava sveglio la calza piena di dolciumi e carbone di zucchero. Nero, perlopiù.

Gli piaceva un sacco la festa della Befana.

L’idea che i regali arrivassero con una nonnetta che volava ai comandi di una scopa lo incoraggiava nei suoi progetti per il futuro. A quattro anni sognava già di fare il pilota d’aereo e, pur di volare, avrebbe cominciato anche così. Con una vecchia scopa di saggina, perché no.

A Prey Sar la sua Befana è passata con un giorno di anticipo. Gli ha lasciato i regalini che aveva richiesto.

Una pistola e una bomba a mano.

La Befana aveva le sembianze profondamente angosciate di Chou Chet.

«Adesso devi nascondere tutto. Nascondere bene.»

Kasper non gli ha spiegato che quei due regalini conta di usarli molto presto. Perciò lo ha pregato di procurargli anche un bel po’ di sacchetti di nylon e nastro da imballaggio. Per le prossime ore ha bisogno di un nascondiglio sicuro. Ne vede uno soltanto. Il serbatoio comune. Una grande giara dalla quale i detenuti attingono acqua per la loro “toilette”. E per dissetarsi.

Da militare Kasper ha imparato che le armi, se ben protette, possono resistere all’umidità per molto tempo. Ha imparato anche che sul fondo dei serbatoi d’acqua va a finire di tutto perché non vengono revisionati con regolarità. In certi posti l’igiene non è mai una priorità. A Prey Sar semplicemente non esiste.

La pistola è cinese. La bomba è russa.

Una TT da 7.62 mm con il colpo in canna e altri otto nel caricatore.

Una F1 a deflagrazione quasi immediata: tre secondi e mezzo, seicento grammi di schegge.

È il suo equipaggiamento per fuggire. Per provarci, almeno.

Ma l’elemento più importante è un altro. La scala.

E la scala è sempre lì. La spostano lungo il muro. Un pezzetto alla volta, i lavori sono lenti, lunghissimi. Dio benedica l’indolenza cambogiana che gli ha dato il tempo per organizzarsi.

Adesso è pronto. Per saltare e volare via.

Il salto.

Alla sera la scala è appoggiata sul terreno e nessuno ne considera la presenza. Il suo enorme valore. Le sue straordinarie potenzialità.

Kasper la ama, quella scala. Ne ha imparato ogni dettaglio. Le assi principali di bambù e i pioli molto distanti tra loro, legati con la rafia. Le incrostazioni di calce e le macchie di un’antica vernice rossa sparse qua e là. Una scala molto pesante che di solito gli operai spostano in due. Lui dovrà farcela da solo.

Ha calcolato i tempi della loro opera di manutenzione. Stanno lavorando a un tratto del muro a metà strada fra una torretta di guardia e l’altra. Le torrette sono otto: ai quattro angoli del campo e una al centro di ogni lato. Se le sue valutazioni sono corrette, il giorno dopo gli operai si avvicineranno di almeno quattro o cinque metri a una delle due postazioni di guardia. Quindi, il giorno ancora seguente la scala sarà accanto alla torretta centrale sul retro dell’infermeria.

Quello sarà il momento.



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